Un ritorno in grande stile al Bellini di Via Conte di Ruvo per l’attore pugliese, doppiamente coinvolto nello spettacolo. L’adattamento teatrale del più celebre romanzo russo è infatti di Carla Cavalluzzi e dello stesso Sergio Rubini nei panni di regista e attore insieme a Luigi Lo Cascio. Con le scene di Gregorio Botta, i costumi di Antonella D’Orsi e le musiche di Giuseppe Vadalà, va in scena un testo complicato e classico, una sfida anche per tutti i lettori appassionati dell’opera di Dostoevskij. Al centro della vicenda i dissidi interiori di Rodion Romanovič Raskol’nikov, un giovane uomo che soffocato dai debiti, uccide la propria strozzina, una vecchia molto perfida che ha messo in ginocchio la vita di lui. A fare compagnia sul palco a Rubini e Lo Cascio, un rumorista e una cantante, Francesco Bonomo, Francesca Pasquini.
Questo insolito e tormentato quartetto riproduce i suoni, o meglio i rumori, di del mondo interiore del protagonista. La solitudine del giovane nell’affrontare una tragedia così legittima eppure ingiustificabile, è terribile, angosciante, straziante. Il pubblico assiste inerme, spaventato, sconvolto e un po’ confuso, alla forza penetrante del dolore corale che non lascia scampo. Le voci creano una spirale ossessiva e catartica, vertiginosa da terrorizzare nella quale si vanno costituendo livelli amore ed odio verso la vita che non trovano soluzione o forma alcuna di pentimento. L’ansia e l’orrore possono solo essere riconosciute ed analizzate.
La risposta che un atto efferato ha restituito respiro e libertà a tanti ormai poverissimi creditori, non soddisfa le domande del protagonista: è legittimo aver ucciso? Si scoprirà che è lui l’assassino? Ma la consapevolezza che affiora a poco a poco, non lo libera. Anzi lucidamente lo divora. La scenografia sospesa di Botta affolla come di fantasmi la scena, a rendere perfettamente l’idea di una indistruttibile gabbia mentale che ormai circonda il giovane protagonista. Lo Cascio e Rubini si impadroniscono agilmente di tutte le parole del testo, senza esitazioni e cali di tensione.
La scelta di un titolo così tradizionale come ‘Delitto e Castigo’ (titolo originale Преступление и наказание) non stupisce all’interno del cartello belliniano che tanto spesso insieme a numerose sperimentazioni contemporanee propone al proprio pubblico classici rivisitati. In questo caso il titolo dimostra ancora la sua sconfinante attualità. È una delle opere tuttora più influenti nella formazione di giovanissimi e non solo, appassionati di letteratura russa, che a sua volta si ispirava ad un testo invece tutto italiano: ‘Dei delitti e delle pene’ di Cesare Beccaria
Annalisa Davide