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26/11/2017

Cinema: ‘Gli sdraiati’, il nuovo film di Francesca Archibugi

Cinema: ‘Gli sdraiati’, il nuovo film di Francesca Archibugi


De ‘Gli sdraiati’ se ne parlava già più di un anno fa ma con il libro di Michele Serra. Ora quelle pagine approdano ad una –liberamente ispirata- trasposizione cinematografica, per la regia di Francesca Archibugi. E subito fa parlare bene di se’.

Il film è nelle sale italiane dal 23 novembre, prodotto da Lucky Red. Sullo schermo ci sono proprio loro, Gli sdraiati. Chi sono? Coloro che si trovano ad essere considerati ancora piccoli, un po’ incapaci e destinati innanzitutto a seguire gli schemi di vita delle generazioni precedenti. Sono giovani, ma non solo i giovanissimi. Sono coloro che potrebbero costituire un esercito liberatore dalle sovrastrutture della società.
Giorgio Selva (Claudio Bisio) è un giornalista di mezza età che riscuote ormai largo consenso trai colleghi e conduce un talk show sulla Rai. Il suo matrimonio con Livia è terminato da un pezzo e ora vive in casa con il figlio diciassettenne in un rapporto fatto di rapide e accese discussioni, rumori di porte sbattute in faccia e silenzi apparentemente indifferenti che li dividono. Tito, interpretato da Gaddo Bacchini, è un adolescente con un carattere scontroso, riservato, schivo e quindi insomma non facile. Trascorre la sua insieme ad un folto gruppo di amici che ormai è la sua famiglia. Sembra non curarsi neanche del suo ruolo di figlio; non è parte di una vita familiare attività, non si prende –per farla breve- le proprie responsabilità. Il padre gli rimprovera di un chiudere i cassetti, di non pulire mai la casa e quindi di non curarsi dell’ambiente condiviso. Qualcosa da passato di Giorgio però ritornerà e sovvertirà le sue certezze. Proverà sensi di colpa e scoprirà di aver commesso errori peggiori di quelli recriminati a Tito ogni giorno della sua vita. Lo scontro generazionale assumerà tutta un’altra introspezione e il rapporto padre-figlio dovrà prepararsi, se vuole sopravvivere, ad un cambiamento epocale.

Claudio Bisio viene gestito dai registi in modo impeccabile; la sua bonaria ironia non viene nascosta, scartata o, peggio, messa da parte. Diventa anzi un filo conduttore di tutte le scene. Se non vi fosse, la trama sarebbe appesantita enormemente da un irrequietezza e un senso di irrisoluzione dei quali sono di base caratterizzate le tematiche del confronto generazionale. La sottile ironia di Bisio anzi diventa un modo, un atteggiamento tramite il quale raccontare le cose.

Francesca Archibugi si muove benissimo negli ambienti casalinghi, scegliendo parti della casa simbolo dei rapporti umani. La cucina, il salotto con il divano, diventano ai suoi occhi spazi tutt’altro che innocenti. La regista romana non è nuova nemmeno allo stratagemma di ricondurre questioni banali, piccoli screzi domestici, a pretesti per raccontare storie più grandi. Scava nelle impressioni, nelle immagini ricorrenti della vita di chiunque, nelle parole facili e ne esplora ironicamente il loro carattere più dolente attraverso una lente fissa –la sua cifra adesso- quasi morbosa e ossessiva. Come ne ‘Il nome del figlio’, anche qui i personaggi vengono salvati dall’ironia e al suo filo d’acciaio restano appesi interrogativi esistenziali.


 

Annalisa Davide

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