napoleggiamo
up
home

27/09/2017

Libri: ‘Parla, mia paura’, di Simona Vinci

Libri: ‘Parla, mia paura’, di Simona Vinci

' È cominciata con la paura. Paura delle automobili. Paura dei treni. Paura delle luci troppo forti”. Così inizia il nuovo romanzo, ‘Parla, mia paura’, di Simona Vinci, scrittrice e traduttrice classe 1970. L’immediatezza del lingua si riconduce senza scampo dal primo momento al lettore, per un nuovo libro sulle profonde emozioni.

Edito da Einaudi nel 2017, nella collana Stile libero, ‘Parla, mia paura’ è un romanzo autobiografico che affonda la sua introspezione nel vissuto dell’autrice. Non c’è sfondo nella narrazione. Simona Vinci racconta senza menzogne un periodo segnato dalla depressione e dagli attacchi di panico. I toni sono quelli di una lunga confessione, accorata e determinata. L’autrice ripercorre all’indietro tutte le fasi determinanti della propria vita: la malattia, la maternità, l’adolescenza e poi il principio primo da cui si è forse originato il malessere di quand’era adulta. Gli spazi si alternano. C’è lo studio dell’analista e i luoghi della giovinezza; ma soprattutto c’è una distorsione degli spazi, è in questo che sta la potenza dello sguardo della scrittrice, che diventa esso stesso uno specchio per chi legge. C’è lo sguardo inquieto di una donna che diventa madre e della quale improvvisamente l’esistenza viene sconvolta come da una bomba ad orologeria; c’è l’aggressività, la violenza e la rabbia della gioventù che vorrebbe tenere tutto il mondo nel cuore, non rinunciare a nulla.  “Paura degli sconosciuti, paura dello sguardo degli altri, di ogni altro, paura del contatto fisico, delle telefonate. Paura di corde, lacci, cinture, scale, pozzi, coltelli.” Subito il romanzo conosce il suo ritmo; non c’è inquietudine per il lettore, è preso da una mano ferma e delicata; quella di chi ha conosciuto un limite e l’ha superato, o meglio l’ha gestito, riconfinato ad un altro spazio, quello del passato. Nonostante l’enorme difficoltà che genera in senso di orientamento di chi si addentra a queste stanze della vita, è imossiblite perdersi.

Sono pagine molto intense, ne è un dato fondamentale il tempo di gestazione di queste: ci sono voluti otto anni per pubblicarle. Ciò significa che al di là della cruna narrazione solipsistica ed egoistica, Simona Vinci ha deciso di consegnare al suo pubblico un’opera matura, compiuta, elaborata finemente e messa davanti agli occhi di tutti non come un dato di fatto, ma una possibilità di ricerca in sé di dar voce ai timori, sperando che guariscano. Come se avesse un superpotere di sfruttare anche gli spazi bianchi delle parole. 

Il grande pubblico italiano aveva conosciuto il nome della Vinci nel 1999, quando la scrittrice milanese era entrata nella cinquina finale del Premio Campiello con “In tutti i sensi come l’amore”; allo stesso premio, classificandosi questa volta al secondo posto, è ancora arrivata nel 2003 con “Come prima delle madri”. Ha vinto poi il Campiello nel 2016 con “La prima verità”, del quale si consiglia vivamente la lettura per apprendere l’emozione del percorso di maturità di un’autrice che riserva sempre un nuovo orizzonte di scoperta.

Annalisa Davide

twitter

Spazio Sponsor: