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19/09/2017

Cinema: ‘Il colore nascosto delle cose’, con Valeria Golino

Cinema: ‘Il colore nascosto delle cose’, con Valeria Golino

Su un film, appena usciti dal cinema, gli spettatori spesso spendono pochi aggettivi; ancora sulle scale della dalla confermano le reciproche impressioni o affrettano osservazioni sulla trama. Raramente può capitare di sentirsi dominati dalla pellicola fino al punto di tacere per un timore quasi reverenziale nei confronti dei propri pensieri.  Ecco, questo è l’effetto che ‘Il colore nascosto delle cose’ ha primariamente sul pubblico. Ha film ha ottenuto un buon successo alla Mostra del Cinema di Venezia alla quale ha partecipato fuori concorso.  L’8 settembre è uscito nelle sale italiane. È una storia che potrebbe sembrare magica, ma in realtà insegna “semplicemente” che la vita a volte può essere di per se stessa magica.

Per la regia di Silvio Soldini con Valeria Golino e Adriano Giannini, racconta la storia di Emma, una donna che ha perso la vista a diciassette anni, e Teo, un pubblicitario sentimentalmente instabile. Emma è una persona felice proprio perché ha imparato a convivere con il proprio deficit sensoriale, ha alle spalle un matrimonio finito e lavora come osteopata. Sarà proprio la professione di lei a permettere l’incontro trai due protagonisti. Più precisamente però una prima conoscenza tra Emma e Teo era già avvenuta. Qualche tempo prima lui aveva partecipato ad un percorso del “Dialogo al buio”, in cui proprio la futura amica gli aveva fatto da guida. A questo punto passerà poco tempo e si rivedranno nello studio di lei. Teo è subito trasportato da questa femminilità così diversa da quelle che è abituato a frequentare come un donnaiolo incallito. Non si tratta infatti di un personaggio lacrimevole quello di lei, per cui quello di Teo riesce quindi ad essere un tramite con lo spettatore che si sente lontano dal mondo dei ciechi. Le atmosfere non sono mai forzate e la fotografia riesce a porgere in modo delicato l’intensità dello sguardo della regia. Nonostante infatti le dinamiche della narrazione non siano poi così esaltanti, il film sostiene un equilibrio dello sviluppo delle vicende, intrecciando il punto di vista dei protagonisti, senza che si affondi in un pietismo dal quale sarebbe quasi impossibile risalire.

La passione che a mano a mano sboccia trai due dimostra che per entrambi, come in qualsiasi storia d’amore, ci sono novità e cambiamenti apportati alla vita personale di tutti i giorni. Le scene sono guidate più che altro dalle musiche che sono accuratamente inserite senza che abbiano mai un ruolo invadente, che avrebbe potuto appesantire il tutto. Emma e Teo si accorgeranno presto che l’amore è stato più forte del modo ormai radicato in cui guardano alla propria esistenza, come se dovessero ammettere quanto li stia sconvolgendo una storia arrivata per caso, forse.

La regia di Silvio Soldini, o per meglio dire la sua sensibilità, non è nuova a questo tipo di tematiche. Con questa pellicola infatti prosegue un percorso di conoscenza iniziato con il documentario “Per altri occhi”, nato a sua volta attraverso delle personali esperienze con non vedenti.

Annalisa Davide

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