08/05/2017
Libri: Il gioco dell'Angelo, di Carlos Ruiz Zafon

Ideato e composta da Carlos Ruiz Zafòn, ambientato nella tumultuosa Barcellona degli anni 20', prende vita uno dei romanzi della tetralogia de "il cimitero dei libri dimenticati", "Il gioco dell'angelo". L'autore tende a raccontare in prima persona, per tutta la durata della vicenda, la storia di un giovane diciassettenne, David Martìn, orfano di padre e abbandonato dalla madre, grande appassionato di lettura, e con il sogno di diventare scrittore per poter coltivare la sua passione e lasciare il suo nome, indelebile, sulle sue opere.
Il giovane riesce ad arrivare al successo grazie al suo amico/protettore Pedro Vidal, alto borghese della città, che lo raccomanda presso un popolare giornale locale, per il quale David compone le prime opere destando subito la forte approvazione dei suoi lettori e le forti invidie dei suoi "colleghi", e grazie al quale conosce Cristina, della quale si innamora perdutamente.
David passa notte e giorno a scrivere su committenza e con uno pseudonimo, trascurando se stesso e tutte le persone intorno a lui, ha pochi amici tra cui, oltre Vidal, il bibliotecario Sempère, colui che gli aveva fatto scoprire la magia dei libri e della scrittura, insegnandogli che "ogni libro possiede l'anima di chi l'ha scritto" e che gli aveva regalato, in tenera età, un libro, "Grandi Speranze", che aveva cambiato la vita del protagonista e l'avrebbe condizionata sempre.
Arrivato all'apice del successo in breve tempo, comunque sotto pseudonimo, il giovane autore si accorge di non riconoscersi all'interno del contesto in cui opera, e decide di mollare il lavoro per dedicarsi a se stesso, complice anche il tumore riscontrato al suo cervello. Poco dopo arriva l'incontro con un editore francese, che stravolgerà la sua vita, Andreas Corelli. Da quel momento la vita di David verrà radicalmente capovolta e verrà assalito da innumerevoli eventi ed enigmi che condizioneranno tutta la vicenda.
L'autore, anche il quest'opera dimostra la sua grande sapienza narrativa, e lo fa ricercando uno stile gotico, conosciuto oggi come "romanzo nero", che gli permette di unire perfettamente elementi romantici e dell'orrore, inserendo talvolta un pizzico di sovrannaturale. Riesce infatti ad intrecciare all'interno della vicenda, mantenendo in ogni caso la fluidità del racconto, storie d'amore tormentate, drammi e conflitti interiori che dominano la vita dei personaggi, inserendo al punto giusto piccoli elementi sovrannaturali che condizionano la vicenda e appassionano ancor di più il lettore. Possiamo inoltre riscontrare un'altra caratteristica propria dell'autore, ovvero il descrivere la vicenda su lunghi archi temporali e la capacità di inserire nel racconto intrecci e racconti, di minore importanza, che destano curiosità e attenzione nel lettore.
Molti hanno criticato "il gioco dell'angelo", sostenendo che sia una semplice riproposizione di altre opere del medesimo autore, ma in realtà l'abilità di quest'ultimo, a mio avviso, è da ricercare soprattutto nella capacità di riproporre tematiche simili senza essere ripetitivo, e riuscendo ad accattivare il lettore raccontando quella "maledetta" Barcellona sotto infinite sfaccettature attraverso la vita e le vicende dei suoi personaggi infinitamente dinamici.
Francesco Barbato

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