26/01/2017
Cinema: 'Passengers', una storia d’amore tra le stelle con la coppia Pratt-Lawrence.

Chris Pratt e Jennifer Lawrence sono i protagonisti assoluti di Passengers, il nuovo film di Morten Tyldum (The Imitation Game), scritto da Jon Spaihts, a metà tra il film di fantascienza e il comedy-drama romantico. In un futuro non meglio precisato esiste la possibilità di sottoporsi ad ibernazione e scegliere questa soluzione per un cambio radicale di vita: lasciare la Terra e intraprendere un viaggio interstellare di 120 anni, che ha come meta un nuovo pianeta, tutto da colonizzare. L’astronave Avalon, diretta alla volta della colonia Homestead II, trasporta così sogni e desideri di più di 5000 persone, ciascuna avvolta nella sua capsula e cullata in un lungo sonno criogenico.
Una collisione con un meteorite causa un malfunzionamento dell’astronave a spese di un unico passeggero, Jim Preston (Pratt), che si sveglia, inizialmente ignaro che ciò sarebbe dovuto avvenire ben 90 anni più tardi. Non impiega molto a capire non solo di essere l’unico passeggero ad essersi svegliato ma anche che non vi è alcun membro vivente dell’equipaggio; l’astronave è infatti del tutto automatizzata. Tramontato il tentativo di mettersi in contatto con la Terra-un suo messaggio avrebbe impiegato 55 anni ad arrivare-e di ripristinare la sua ibernazione, Jim realizza di non avere nessuna via di fuga ma di essere obbligato a vivere la sua esistenza tra le stelle, in un luogo asettico, con l’unica compagnia di un barista robotico.
Dopo un anno intero in totale solitudine, una fase iniziale di svago grazie ai molteplici servizi offerti dalla Avalon e l’inevitabile successivo abbrutimento, Jim matura l’intenzione di risvegliare un passeggero e la sua attenzione cade sulla bella ed interessante scrittrice Aurora Lane (Lawrence). Non senza titubanze e sensi di colpa, mette in atto il suo piano, causando il prematuro risveglio di Aurora, senza tuttavia rivelarle la verità e dopo una lunga fase di smarrimento della ragazza, i due finiscono per ritrovarsi-e c’era da aspettarselo-complici ed innamorati. Sarà Arthur, il barista robot, a lasciarsi scappare la verità, con le disastrose conseguenze sulla psiche di Aurora, che, devastata, accuserà Jim di averle sottratto la sua vita, condannandola per sempre. Una moderna Bella Addormentata (ne condivide il nome) che però dal suo principe azzurro proprio non desiderava essere destata. Solo quando i danni causati dall’impatto che aveva risvegliato Jim si riveleranno molto più gravi di quanto immaginato e le vite di tutti i passeggeri saranno in serio pericolo, nei due prevarrà la voglia di continuare a vivere e lottare e di farlo insieme, sebbene in un modo molto lontano da quello che avevano immaginato e che li aveva spinti a cercare nuovi orizzonti.
Passengers ha i connotati di un film di fantascienza sostanzialmente per l’ambientazione e per la premessa, l’ibernazione, proponendo una prospettiva futura che non è tuttavia nuova per il cinema, quella di un’umanità che avrà la possibilità di scegliere se continuare a vivere sulla Terra o farlo altrove. Ma è sulle personalità dei due protagonisti, sul loro personale approccio ed adattamento ad una condizione ineluttabile, nonché sulla loro storia d’amore, che si concentra l’attenzione del regista, con la conseguenza per lo spettatore di immedesimarsi in ciascuno dei due e di provare a sostituirsi a loro, immaginando quali potrebbero essere i suoi sentimenti in quelle stesse circostanze.
Pian piano, proprio grazie alla carica vitale dei due passeggeri, l’ambiente, inizialmente asettico e claustrofobico, si colora delle normali sfumature della vita e acquisisce vita esso stesso. Ne è emblema la scena finale del film, che lascia sorpresi, forse, più i passeggeri risvegliatisi e giunti a destinazione, che gli spettatori, ormai pronti al lieto fine. Buona la performance della coppia di belli Pratt-Lawrence, che reggono praticamente da soli (nel cast c’è un breve spazio per Laurence Fishburne e il cameo di Andy Garcia) i 116 minuti di una pellicola godibile, ben scritta e diretta, ma forse, a nostro giudizio, un po’ troppo romantica.
Maria Marobbio

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