29/12/2016
Libri: 'Nostalgia’, di Ermanno Rea

Ad ottobre di quest’anno, edito da Feltrinelli, è uscito ‘Nostalgia’, l’ultimo libro di Ermanno Rea, scrittore e giornalista napoletano scomparso a Roma nel settembre precedente. Se è vero che Rea aveva vissuto gran parte del proprio tempo tra Roma e Milano, è incontrovertibile lo spiccato senso di appartenenza a Napoli e il Meridione dimostrato da questo autore, che quasi per dovere di cronaca ha raccontato, e che in questo libro pubblicato postumo, si rinnova ora oltre la sua morte.
‘Nostalgia’ è ambientato a Napoli, nel quartiere Sanità che lo scrittore conosceva bene perché ivi era nato. I protagonisti sono Felice e Oreste, soprannominato Malommo, coetanei nati negl’anni ’50. Nelle prime pagine hanno sedici anni e iniziano ad intraprendere i primi atti criminali della loro vita, con scippi, piccole rapine, sebbene le famiglie d’origine fossero di due estrazioni piuttosto diverse. La mamma di Felice viene detta “La signora” ed è famosa per la fabbricazione dei guanti in pelle, attività storicamente caratteristica del Rione Sanità; viceversa la madre di Oreste viene spesso definita “vaiassa” e moglie di un malavitoso poco importante.
Il sogno di Oreste è quello d’imitare il padre, anzi di essere un criminale di più alto livello. Per realizzare quest’ambizione, un giorno Oreste convince Felice ad entrare in casa di un pericoloso strozzino, tale Gennaro Costagiola, al fine di impadronirsi di tutti i suoi beni. Decidono di agire in una giornata durante la quale lo strozzino non si trova in casa. Felice è in una stanza, Oreste invece si introduce nella camera da letto. Costagiola però è nel letto che dorme e Oreste per tappargli la bocca lo ferisce a morte con una statuetta di bronzo. Questo crimine macchierà per sempre la coscienza di Felice che di lì a pochi giorni inizierà già a dare segni di cedimento psicologico, rifiutando dapprima il cibo, poi non dormendo più. Quando il rischio di finire in galera gli scava come un tarlo la coscienza e nel momento in cui realizza che sarebbe stato quasi impossibile scindere la propria posizione da quella del suo complice, allora uno zio gli fa una proposta. Gli chiede di seguirlo in Libano, a Beirut, dove lavora in una propria impresa. Di qui hanno principio nuovi giorni per Felice; si avvia ad essere un uomo onesto e un abile imprenditore. Si sposa con una Orologi da donna altrettanto per bene, di nome Arlette. Tuttavia dopo quarant’anni e più Felice guarda in faccia la realtà: nulla nella vita gli ha permesso un riscatto da quella notte. Così ritorna alla Sanità, deciso a incontrare l’unico pezzo di storia che ci rimane di quel tempo malvagio: Oreste. Egli intanto è diventato un temuto boss e spadroneggia tra svariate bande di malviventi. Il finale è tragico.
Sebbene nelle sue dinamiche superficiali questo libro racconta di personaggi tremendi, sullo sfondo è dipinta una Napoli vera, piena di contraddizioni, profonda come le cavità delle Catacombe di San Gennaro e alta e suprema, come Padre Rega, parroco degl’ultimi che dà speranza a tutti. La nostalgia di Ermanno Rea è autentica.
Annalisa Davide

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