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20/11/2016

Cinema: '7 minuti’, il nuovo film di Michele Placido. Una storia tutta al femminile

Cinema: '7 minuti’, il nuovo film di Michele Placido. Una storia tutta al femminile

'7 minuti’ è una storia attualissima, tutta al femminile. Un film scritto da Stefano Massini, che ispirandosi a fatti realmente accaduti in Francia racconta, prima in un’opera teatrale ed ora in un adattamento cinematografico, degli stravolgimenti della vita lavorativa di undici donne. E attraverso i pensieri, le fragilità, il loro coraggio, per la regia di Michele Placido è possibile rivivere un autentico spaccato del nostro tempo che tante storie di operaie e lavoratrici sta cambiando radicalmente. 

Un’azienda tessile italiana sta per essere riconvertita. I proprietari vendono ad una grande multinazionale francese. All’inizio sembra che la nuova gestione possa non comportare danni alle dipendenti, che sono circa trecento. Il film prende il nome dal numero dei minuti sottratti improvvisamente alla pausa pranzo delle lavoratrici. Ottavia Piccolo, una delle più longeve dipendenti, riconosce in questo apparente minimo cambiamento un campanello d’allarme. Mette in guardia sé e le altre. Le richieste aumenteranno e avranno esiti tragici. Il contratto di lavoro che verrà siglato per le dipendenti, infatti, riporta una breve ma ingannevole clausola. Bisogna prendere delle decisioni importanti sul futuro del proprio lavoro. Bisogna dire sì o no a questo cambiamento. Per questo motivo, delle totali trecento donne ne vengono elette undici in rappresentanza di tutte. Si forma una sorta di consiglio che provvederà a prendere la decisione giusta. Inizia da questo momento un accesso dibattito collettivo tra le colleghe, prende forma la presunta inconsistenza dei sindacati italiani descritti obsoleti, ammuffiti, incapaci di difendere i diritti delle donne operaie e di far fronte alle conseguenze della delocalizzazione. Il lavoro ha cambiato il suo significato e rischia di cambiare il senso della vita di molti senza che nessuno se ne accorga, immersi come appaiono tutti in un mare autistico.

Le vicende riflettono su quanto sia diffuso ormai il rifiuto della solidarietà nell’ambiente operaio e nella lotta di classe. Ognuno sembra badare semplicemente alla propria posizione ignorando che è insito nella natura della collettività, sia essa funzionale a scopi politici o lavorativi, l’obbligo di essere solidali reciprocamente. È deprimente l’atmosfera in cui si misura questo dato. Sembra che neanche più un’imminente rovina possa risvegliare questa consapevolezza. Serpeggia di continuo nelle parole di poche l’esigenza di rivendicare i diritti in maniera sistematizzata ma in realtà la battaglia in corso è imperniata su unico personaggio che dovrà essenzialmente risvegliare gli altri. Per questo motivo alcuni critici cinematografici rivedono in ‘7 minuti’ la struttura narrativa di ‘La parola ai giurati’ di Sidney Lumet, in cui si ritrovano undici persone che devono formare il proprio giudizio, prendere una decisione solo grazie all’opera di persuasione e alla leale lotta di una.

Il testo e la regia hanno evidentemente un gravoso taglio drammaturgico, che tende forse troppo spesso ad appesantire i momenti già di per sé statici della scena. Essi tuttavia subiscono il più che positivo contraccolpo della recitazione, delle interpretazioni delle attrici, tra le quali in particolare si distinguono Ambra Angiolini, Violante Placido, Cristiana Capotondi e Fiorella Mannoia che qui appare per la prima volta sul grande schermo.

Annalisa Davide

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