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11/10/2016

Libri: 'Il passaggio’, di Paolo Grossi

Libri: 'Il passaggio’, di Paolo Grossi

'Avevo scoperto dettagli di me stesso che non avrei immaginato'. Il nuovo libro di Paolo Grossi, ‘Il passaggio’, è proprio una minuziosa scoperta di alcuni lati della personalità che abbiamo lasciato in soffitta tra i giochi e i pianti di bambino o addirittura che non abbiamo mai creduto ci appartenessero.

Conosciamo Pietro Grossi per la sua raccolta di racconti ‘L’uomo nell’armadio e altri due racconti che non capisco’ edita nel 2015 da Mondadori. Ora ritorna dolcemente imperdonabile con un breve libro –di centosessanta pagine- edito da Feltrinelli in questo ottobre. Mette tutto se stesso in quest’opera: la conoscenza del mare, la capacità di perdonare e superare i propri limiti.

Carlo, il protagonista, vive a Londra con Francesca e i loro due bambini. La vita scorre tranquilla e appagata da circa sette anni, anni nei quali si è radicalmente allontanato dal padre e dalla sua vita in mare, così burrascosa e che Carlo profondamente conosce e non vuole più. Improvvisamente nella vita della famigliola felice irrompe una chiamata del “babbo” che fa al protagonista una proposta eccezionale: portare insieme il proprio scafo Katrina fino in Canada. In questo modo potranno intraprendereil temuto, affascinante e difficile Passaggio a Nord Ovest, compiere una tappa dell’esistenza senza paragoni e cioè ritrovarsi. Carlo accetta. Durante il viaggio riscoprirà una paternità di se stesso e del padre che non credeva potesse essere ancora così importante. Il rapporto tra il figlio e il suo papà non si è esaurito; si risolverà, ma non finirà mai.

Nell’atmosfera glaciale, d’intenso pallore, dove l’oceano sconfina sempre, si consuma questo romanzo che non ha nulla da invidiare alle narrazioni tipiche novecentesche dove capitani di mare, navi enormi e onde come palazzi erano penetranti e attraverso la loro eco ci rapiscono ancora. Pietro Grossi indaga un tema non semplice, spinoso da secoli, necessario alla conoscenza di quasi tutti, in un momento storico nel quale la figura del padre da un lato acquista preminenza e dall’altro resta indefinita, delineata da pochi e confusi diritti.

La descrizione dell’impatto continuamente fisico trai due marinai è primordiale, irrinunciabile, permette quasi di misurare i sentimenti attraverso i sensi, le sensazioni, i desideri. È una narrazione nel complesso scorrevole ma che falsamente inciampa di continuo in confessioni turbolente e agitate come quando Carlo dice: “Stava crescendo dentro di me qualcosa che nei giorni a venire non mi avrebbe più abbandonato: un sinistro animale che si cibava dei miei ricordi e vomitava emozioni rimosse e molto potenti, capaci di mettere in discussione tutta la mia recente esistenza”.

E l’emozione cresce nel lettore come quelle onde che il mestiere di marinaio incontra, come per un sapere antico, ma che ogni volta sommergono il cuore di gioia di vivere.

 

Annalisa Davide

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