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19/09/2016

Napoli: Improteatro Festival, l’improvvisazione protagonista al Teatro Nuovo

Napoli: Improteatro Festival, l’improvvisazione protagonista al Teatro Nuovo

Si è concluso ieri, domenica 18 Settembre, l’Improteatro Festival, festival di improvvisazione teatrale, che si è svolto a partire dallo scorso martedì 13 Settembre al Teatro Nuovo di Napoli (Via Montecalvario 16). Il festival, giunto quest’anno alla quarta edizione, è stato organizzato dall’associazione Coffee Brecht, con la direzione artistica di QFC Teatro e la collaborazione del Teatro Nuovo. La grande novità di questa quarta edizione è stata proprio il gemellaggio del festival con lo storico teatro napoletano sito nel cuore della città, nei Quartieri Spagnoli, che ha ospitato i 6 diversi spettacoli andati in scena, a differenza delle passate stagioni, in cui il festival è stato itinerante, toccando diverse suggestive location di Napoli. Improvvisazione teatrale, dunque, la protagonista assoluta di questa sei giorni di spettacoli, laboratori e workshop, una realtà sempre più interessante e viva sul territorio italiano, che l’associazione Coffee Brecht insieme ad altre 22, promuove in più di 30 città.

L’assenza di un testo scritto, o la sua presenza sotto forma di un esile scheletro, rende gli attori sul palco i veri protagonisti dello spettacolo, di cui divengono essi stessi autori di fronte al pubblico. Questa l’essenza dell’improvvisazione, che nel corso del festival ha assunto diverse sfumature nei vari spettacoli proposti. Commedia dell’arte, noir, il surreale mondo di Ionesco, il teatro dei Puppet, fantascienza sono stati i temi dei cinque spettacoli inediti ai quali il pubblico napoletano ha assistito. Sabato sera è invece andato in scena Harold, uno spettacolo con la regia di Improteatro, consistente nella costruzione di storie improvvisate secondo lo schema di un format di origine anglosassone, il Long Form. Al pubblico l’onore e l’onere di dare avvio alla rappresentazione, suggerendo (ad insaputa degli attori) la parola ‘bivio’, a partire dalla quale, gli attori, in un continuo alternarsi e incastrarsi in diverse situazioni sul palco, hanno costruito lo spettacolo tassello dopo tassello.

Una strada buia, l’unica luce di un lampione, una donna col suo cane al guinzaglio, due fratelli che si ritrovano dopo lungo tempo: questi gli elementi che in maniera del tutto spontanea la parola bivio ha suggerito alla creatività dei sei attori presenti in scena e da cui l’intero spettacolo ha preso vita. Passato e presente, realtà e immaginazione, la vita come crocevia di molteplici storie, situazioni più o meno possibili, talvolta surreali, legami familiari, amore e tradimento, morte, momenti di pura comicità, sesso e cibo, tutto ha il suo spazio nello spettacolo, una vera delizia, una rara prelibatezza. Strepitosi gli attori sul palco, in grado di costruire di continuo storie nelle storie, mantenendo sempre intatta un’ incredibile leggerezza e rimandando allo spettatore un flusso costante di emozioni, annullando completamente la distanza tra il palco e il pubblico, che non può non sentirsi così parte dello spettacolo stesso.

Stupisce l’improvvisazione teatrale per la sua libertà espressiva, per il suo codice di comunicazione che è l’immediatezza, l’assenza di filtri, una questione di pancia, potremmo dire, un’esperienza che va vissuta piuttosto che raccontata. E noi, possiamo dirlo, grazie ad Improteatro Festival, abbiamo avuto la fortuna di farlo.

Al termine dello spettacolo c’è stato anche il tempo per un breve momento di confronto con il direttore artistico del Nuovo Teatro Sanità, Mario Gelardi, che, tra le altre osservazioni, si è soffermato sulla chiusura dello spettacolo, chiedendosi come e quando nell’improvvisazione venga “stabilito” il momento in cui calare il sipario. Illuminante la risposta di uno degli attori: quando la storia raggiunge il suo acme, è lo spettacolo stesso a decidere di concludersi.

Maria Marobbio

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