06/08/2016
Libri: 'Appia', di Paolo Rumiz

Paolo Rumiz, giornalista di ‘Repubblica’ e de “Il Piccolo” di Trieste, torna alle stampe con un nuovo libro edito da Feltrinelli: ‘Appia’. Uscito da poco meno di un mese, l’opera ha già riscosso un discreto successo di critica e tra le sue pagine ha dato spazio alla riscoperta dell’omonima strada romana che Rumiz ha percorso per 611 chilometri da Roma a Brindisi.
Il reportage di questo viaggio è apparso già un po’ di tempo fa a puntate su La Repubblica, concentrando l’attenzione di tanti lettori e amanti delle camminate. Questo perché lo scrittore ha percorso a piedi il proprio viaggio e dedica molto spazio a questo particolare anche nell’ambito delle interviste e delle presentazioni del libro. Come si evince dall’accuratezza fotografica dei particolari, incorniciati in sequenze narrative degne più di un romanziere che di un giornalista, il viaggio a piedi è un modo unico per visitare la regina viarum (regina delle strade) che permetteva ai Romani di arrivare a Brundisium, l’antico porto che consentiva i traffici commerciali tra Oriente e Occidente. Questa via è costellata di luoghi, soprattutto collocati in Campania, che oggi appaiono dimenticati e visitarli a piedi e l’unico modo per riscoprirli.
Costruita nel 312 a.C. con l’intento di connettere Roma e Capua, che a quel tempo veniva definnita l’Altera Roma, nel 190 a.C. è stata prolungata fino alla costa dell’Adriatico, l’Appia antica appare un viaggio, un cammino che secondo lo scrittore stesso non ha nulla da invidiare a percorsi turistici più noti come il tanto frequentato Cammino di Santiago. Ed è da questa prospettiva civica che sommerge profondamente quella letteraria che nasce sotterraneamente nella cruda narrazione, una vera e propria proposta di rivalutazione della Strada. Questo percorso oggi ospita tanto reperti archeologici, magnifici scorci della Campania felixe della Puglia, quanto le macerie di un Sud diviso tra Gomorra e camorra, tra spaventosi mostri di cemento che il secondo dopoguerra ha lasciato.
Quella di Rumiz è una storia da riscoprire; ma non è solo una storia antica, per appassionati della classicità, piuttosto contiene in sé la possibilità di riqualificare specialmente la Campania e lunghi tratti della Basilicata e della Puglia che l’autore ritrova ancora fortemente connesse da un rapporto millenario e che trova conferma nella lingua, nelle credenze popolari e in motivi storici e problemi politici ancora riconducibili al tempo del Regno delle Due Sicilie.
Questo libro è un’ottima guida, supportata da alcune indicazioni e stradali e nomi di alberghi dove alloggiare. A Roma è stata allestita una mostra fotografica con gli scatti dell’impresa. L’enorme e l’accurato tipo di documentazione che accompagna il libro riflette tutta la potenza del punto di Rumiz specialmente sul Sud che ignora i propri tesori forse perché ne ha troppi, e non li controlla più.
Annalisa Davide

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