napoleggiamo
up
home

25/07/2016

Cinema: 'Nahid’, il film iraniano di Cannes.

Cinema: 'Nahid’, il film iraniano di Cannes.

Nel 2015 a Cannes vinse il “Prix de l’Avenir” nella sezione “Un certain regard”, un film intitolato Nahid della regista iraniana Ida Panahandeh. Questo film è poi approdato poche settimane fa nelle sale italiane. È importante che un prodotto cinematografico di una donna proveniente da un paese dai non facili standard di vita culturale, quale è l’Iran oggi, riesca ad accedere a vette come quella della partecipazione al Festival di Cannes dove notoriamente hanno partecipato grandi nomi del mondo occidentale, dall’Italia ad Hollywood. Non solo per questo però il film in questione merita un’attenzione per così dire speciale; le tematiche, le vicende in esso trattate sono legate a doppio filo con la vita della regista, col significato di una realizzazione femminile ancora oggi difficile, rara a trovarsi in Iran e in un film iraniano.

Nahid, la protagonista che dà nome al film interpretata dall’intenso volto di Sareh Bayat, è una donna con un carattere potente e fragile allo stesso tempo. La sua è una storia ma per meglio dire una ricerca, una ricerca continua di sicurezze, sentimenti e significati profondi di quelli che tradizionalmente sono valori comuni a molte società: la famiglia, l’amore unico ed univoco verso un uomo, la tranquillità di una casa nella quale far crescere un figlio e la possibilità di godere con sola serenità di tutto questo. In questa ricerca e rappresentazione di certi valori e desideri c’è tutto l’Iran di oggi; un paese che in un modo o in un altro sta mettendo al centro delle proprie vicende sociali le donne che affrontano ancora con una certa incertezza la commistione, la compresenza e la contraddizione di modernità e tradizione.

Prendere coscienza della propria libertà di pensiero e di azione è un’operazione condotta all’unisono dalla protagonista e dalla regista. La donna nel film si trova ad accettare il cosiddetto matrimonio temporaneo, una pratica non diffusa in larga scala ma ben conosciuta in Iran che a Nahid serve a tutelare il figlio. Questo tipo di pratica infatti è più che altro in uso in situazione economicamente difficile per la sposa.

La storia diventa più difficile e sofferta, ma anche si arricchisce di speranza, riflessioni e contraddizioni, quando lei incontra Masoud, il vero amore della protagonista, che simbolicamente incarna tutti gli uomini che mal vedono le costrizioni della tradizione. In questa fase della vicenda si sollevano degli aspetti inquietanti e sottili della vita giuridica e sociale iraniana. Non solo Nahid non è compresa da molti uomini, chiusi in convenzioni arcaiche, ma anche molte donne non accorrono ad aiutarla nella liberazione di sé e dei propri sentimenti.

È un aspetto struggente ma vero della società. Le donne che sono vittime di uomini conservatori forse sono così abituate a vivere in certi modi e attraverso certe credenze e leggi che in loro è quasi impossibile far nascere anche solo il sospetto del cambiamento. Diventa così quasi una guerra silenziosa di donne contro altre donne, che testimonia che la battaglia per certi diritti è solo iniziata e non tutte le parti chiamate a combattere sono giustamente schierate.

Annalisa Davide

twitter

Spazio Sponsor: