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20/07/2016

Napoli: 'The Mind’s Eye', Henri Cartier-Bresson in mostra al PAN

Napoli: 'The Mind’s Eye', Henri Cartier-Bresson in mostra al PAN

Ultimi giorni per visitare l’interessante mostra che il PAN (Palazzo delle Arti di Napoli) ha dedicato ad uno dei più grandi fotografi del ventesimo secolo, il francese Henri Cartier-Bresson(1908-2004); inaugurata il 28 Aprile, infatti, la mostra sarà visitabile sino a Giovedì 28 Luglio. Curata da Simona Perchiazzi, l’esposizione è stata organizzata da ACM ARTE CULTURA MOSTRE ed è stata realizzata in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, con la Fondazione Henri Cartier-Bresson e con Magnum Photos, entrambi parigini. 

Sono 54 le opere esposte al secondo piano di Palazzo Roccella, emozionanti fotografie attraverso cui si ripercorre la carriera artistica di quello che è considerato non solo il padre della fotografia ma anche il pioniere del foto-giornalismo. Compagna fedele di un’intera vita, la sua Leica, la macchina fotografica che Bresson “scoprì” al suo ritorno in Francia, dopo un anno trascorso in Costa D’Avorio: “Un quaderno di schizzi, lo strumento dell’intuito e della spontaneità,  il maestro dell’istante  che nello stesso tempo si pone quesiti e decide”. Se sua la iniziale passione fu tutta per la pittura e in particolare per il Surrealismo, è nei primi anni ’30 che Bresson iniziò a dedicarsi alla fotografia, realizzando la sua prima mostra a New York.

Da quel momento in poi, intrecciati a dolorose vicende personali, un susseguirsi di lunghi viaggi in tutto il mondo, dalla Russia all’Oriente, passando per il Messico e l’Italia, di cui le fotografie che si possono ammirare visitando la mostra, rappresentano una vivida testimonianza. Testimonianza di una incredibile sensibilità e di una profonda umanità che permeava lo sguardo del fotografo, uno sguardo intimamente coinvolto-come lui stesso affermava-in ciò che veniva incorniciato dal mirino. Non solo sensibilità e cuore ma anche concentrazione, disciplina mentale e un innato senso delle geometrie, ingredienti tutti presenti nelle fotografie di Bresson e armoniosamente amalgamati a costituire dei veri e propri capolavori, per gli occhi e per l’anima. Fotografare per l’artista francese significava infatti “porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi e il cuore; un modo di vivere”.

Protagonista indiscussa delle opere di Bresson è l’umanità, che assume scatto dopo scatto il volto di donne, bambini, uomini, lavoratori, manifestanti, amanti, semplici passanti, talvolta individui soli, colti in momenti di intimità, senza che questa ne sia turbata dallo sguardo discreto della macchina fotografica. Soggetti d’ eccezione di alcuni scatti, il pittore Henri Matisse e il filosofo Jean Paul Sartre. Nulla è artefatto, tutto è essenziale nella fotografia di Bresson, che si tratti di un volto, colto in un’espressione irripetibile, o di un ambiente, tanto urbano quanto rurale.

È la realtà, con tutte le sue sfaccettature, che il fotografo vuole e riesce a catturare magistralmente: desolazione, stupore, innocenza, passione, attesa, innocenza, curiosità. Si coglie, nell’osservare le fotografie esposte, una speciale attenzione rivolta a ciò che sfugge, che viene catturato dal fotografo un istante prima di scomparire e che, invece, grazie a chi ha fatto dell’uso della macchina fotografica un’arte, rimane impresso per sempre. Scattare fotografie, diceva infatti Bresson, “è trattenere il fiato quando tutte le facoltà convergono sul volto della realtà fuggente”.

Maria Marobbio

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