13/07/2016
Napoli Teatro Festival: al 'Bellini' è andato in scena 'Medea'

Il ‘Napoli Teatro Festival’ continua con un altro spettacolo, un classico millenario, Medea, che dal 431 a.C. (data della sua prima rappresentazione ad Atene) viene riscritto, reinterpretato oggi per la regia di Emma Dante. Presso il Teatro Bellini il 10 e l’11 luglio, a Villa D’Ayala il 12 e il 13 dello stesso mese, l’attrice e regista teatrale palermitana porta in scena ‘Verso Medea’, uno spettacolo-concerto tutto da scoprire.
Non si tratta di una canonica rappresentazione della tragedia euripidea ma più che altro di una complessa chiave di lettura del testo classico, attualizzato attraverso l’impasto linguistico di napoletano, siciliano e italiano. La regista stessa definisce questo lavoro un “viaggio verso Medea” ed effettivamente viene discussa l’identità della protagonista attraverso dialoghi e monologhi ricchi di riferimenti alla famiglia, al gruppo sociale, alla differenza riguardo il diritto alla libertà di una donna e di un uomo.
La figura di Medea, eroina tragica di se stessa, folle di amore, terribilmente affascinante, è ben posta al centro della scena. Tutti gli attori, che appartengono alla Compagnia Sud Costa Occidentale, (Elena Borgogni, Salvatore D’Onofrio, Carmine Maringola, Sandro Maria Campagna, Roberto Galbo e Davide Celona) formano un unico respiro che tiene insieme l’organismo della vicenda e del personaggio di Medea. Sono uomini che in pieno stile classico recitano le parti di donne e circondano l’esplosiva personalità della Borgogni che attraverso i continui e contorti movimenti del suo corpo armonioso ed energico resta quasi sempre al centro della riflessione del testo. Forse la voce di quest’attrice è un po’ troppo sottile per la donna che idealmente e fisicamente vuole rappresentare ma nel complesso mantiene la scena con una espressiva passione verso i panni che veste.
I cinque attori maschili rappresentano le donne di Corinto tanto avvezze a sognare di essere brave madri e mettono subito in luce il fatto cardine di ogni ulteriore sviluppo che avvolge il personaggio di Medea, solo invece uguale a se stesso, e quindi il fatto che lei sia l’unica donna sterile. La dura scena della quale Medea tenta di uccidere il figlio che porta in grembo è l’unica vera e grande digressione del testo euripideo, ma non risulta che un secondario ed aggiuntivo filo di una trama che scorre abbastanza assestata.
Il contributo più eccezionale è tuttavia quello dei fratelli Mancuso, polistrumentisti e cantanti di origine siciliana che dal 1980 studiano, eseguono e reinterpretano brani della tradizione siciliana; durante lo spettacolo hanno emozionato, suggestionato e consegnato alla tragedia un coro di un’originalità tipica, intensamente classica e contemporanea, in grado di legare e dare un senso, più che alleggerire e spezzare, ai momenti più bui, ambigui e difficili del testo, provando un effetto che potremmo davvero definire catartico. Cantano parole tra di loro opposte, contrastanti ma che fanno nascere in Medea una coscienza verso la propria storia tanto che alla fine pare che il suo personaggio si sia reso complice della creazione della tragedia.
Annalisa Davide

Spazio Sponsor:
