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09/07/2016

Teatro: Shakespea Re di Napoli all’Orto Botanico

Teatro: Shakespea Re di Napoli all’Orto Botanico

Shakespea Re di Napoli è l’assoluto capolavoro teatrale portato in scena in quest’estate napoletana così ricca di spettacoli ed eventi culturali. L’8 luglio, presso il Real Orto Botanico di Napoli, per la sedicesima edizione della rassegna Brividi d’Estate diretta da Annamaria Russo è stato rappresentato ancora una volta con un commovente successo.Il testo di Ruggero Cappuccio, edito dalla casa editrice Einaudi nella Collana Classici, e la sua poetica –è proprio il caso di dirlo- interpretazione di Claudio di Palma e Ciro Damiano, è ancora e sempre più apprezzato dopo più di vent’anni di rappresentazioni in Italia e all’estero.

Di ritorno dall’Inghilterra, dove si era recato quand’era adolescente per seguire Shakespeare, Desiderio è un naufrago sulle spiagge partenopee. La sua nave è stata in balia di una tempesta e l’ha lasciato solo in compagnia di una cassa di legno nella quale ci sono delle preziose carte, dei versi che lui da ragazzo avrebbe ispirato al poeta inglese e la copia di un ritratto che si trova alla corte di Napoli, e che insieme rappresentano la sua eterna eredità.

Le vicende s’inquadrano nel tempo del Barocco napoletano, intorno alla corte di un viceré, avvolte nell’atmosfera di un’oscura festa di Carnevale con l’ombra di Shakespeare che è quasi un terzo personaggio raccontato velatamente, e percorrono allo stesso tempo due storie per le quali la magia e l’incredulità si scoprono poesia e il volto di Desiderio quello che si cela dietro la sigla W.H. apposta come dedica dal bardo in fondo ai propri sonetti. Zoroastro è il popolano, alchimista e mago da strapazzo, un fattucchiere simpatico e spontaneo che si pone come l’interlocutore di Desiderio e di conseguenza anche di una storia che appare sempre più difficile, piena di equivoci complessi, che sono a loro volta la messinscena perfetta della complessità del dramma shakespeariano.

I sonetti di Shakespeare generano il testo drammaturgico e sono oggetto di esso. È un atto di geniale sintesi del significato dell’opera tutta del bardo che è, con questo spettacolo, poeta nella propria drammaturgia. Endecasillabi e settenari sono il metro che cadenza, anima e ritma un copione in un napoletano classico che raramente si ascolta. Il profilo linguistico è brioso, vivace e intelligente, gl’interpreti sono fantastici misuratori di toni e danno così giusto ossigeno sia ai momenti ironici e scurrili sia a quelli commoventi, in cui la tensione diventa via via sempre più alta, confusa e miscelatrice di sensi.

Tutto è metafora: la nave naufragata che è il simbolo della passione tempestosa, il nome e la persona di Desiderio che incarnano l’amore stesso, la lingua napoletana come più alto esempio di musicalità della lingua. È un continuo di rimandi a particolari della Commedia dell’Arte e della storia della letteratura. La ricerca dell’identità celata dietro la cifra W.H. ha nei secoli affascinato filologi in ogni parte d’Europa; c’è chi s’è detto che si tratta del Conte di Pembroke e chi del Lord di Southampton giungendo oggi solo a concludere che sia certamente una persona che fu la prima a recitare i ruoli di Viola, Rosalinda, Desdemona e Giulietta.Come in un’opera di Shakespeare, questo spettacolo racconta il continuo disinganno della vita e le illusioni della morte, fa coincidere indeterminatezza con la libertà, inadeguatezza e l’eternità. 

 

Annalisa Davide

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