02/06/2016
Libri: ‘L’altra madre’, di Andrej Longo

L’altra madre è l’ultimo libro di Andrej Longo, scrittore ischitano che vive a Roma ma che in quest’opera si dedica ad una storia tutta profondamente napoletana. Edito da Adelphi e già distribuito nelle principali librerie, è sorprendente: racconta una Napoli che tutti conosciamo eppure fa ancor più venire voglia di conoscerla.
Protagonista maschile delle vicende è Genny, un ragazzo che vive costantemente sul confine del bene e del male, talvolta sceglie l’uno, talaltre l’altro; di giorno lavora in un bar come cameriere e mostra di essere efficiente, veloce come una scheggia nel servire al bancone, fa le consegne ai clienti in un batter d’occhio col suo motorino spinto come una moto. Poi però improvvisamente con una semplice chiamata a Salvatore ‘o nigeriano “un cane sciolto, uno con la capa fresca”, un amico poco più grande ma già un affermato criminale, affonda nelle trame più buie della criminalità.
Insieme commettono un omicidio, quello della figlia della poliziotta Irene. Incredibilmente la narrazione continua fino alla fine senza mai perdere la tensione, attraverso una scrittura quasi cinematografica, intessuta di soli dettagli fondamentali. È un libro che si legge come si guarda un film. La lettura è rapida; italiano e napoletano sono impastati attraverso la speciale ricetta del parlato quotidiano che quasi tutti sperimentiamo e ascoltiamo sempre ma non sempre leggiamo. I dialoghi sono intermittenti, montati attraverso una narrazione in terza persona. I fatti, le situazioni, i personaggi secondari sembrano tutti frutto dell’acuta osservazione di un passante che nel tempo ha cucito alla ricerca del volto di Napoli rimasto quasi immutato per decenni.
Il tempo scandito dai capitoli è di giorni, non di anni. Nelle periferie partenopee come quella di Gianturco, delle sue fabbriche che la sera si trasformano in bordelli, è ancora così come qualche decennio fa. Longo riesce allora a cogliere tutti particolari che nel bene e nel male raccontano una Napoli che con attenzione potremmo riconoscere facilmente anche noi. Perché la nostra è ancora una metropoli dove la criminalità della periferia detta legge sui negozi del centro, sugli omicidi nel quartiere Vomero; serve solo una volata in motorino perché due adolescenti siamo nemici, e l’uno uccida l’altro per niente, per quaranta euro o ancor meno. E il legame oscuro che unisce alcuni personaggi di Longo diventa sempre più mortifero in certi punti, dove per esempio l’uccisore viene ucciso. Senza pietismo, malinconia o sentimentalismi, le vicende si accartocciano sempre più, sempre attraverso un tono di infallibile appassionata scientificità.
All’inizio, tanto è veloce il ritmo narrativo, che possiamo credere che Longo prima o poi inciamperà nella sua foga del raccontare. Ma non avviene mai e alla fine, dopo centonovantacinque pagine di romanzo, sembra di aver visto un’ora e mezzo film. Geniale e sottile la scelta di questa tecnica narrativa, in un’epoca in cui i libri spesso vengono messi da parte per far spazio a un pomeriggio su youtube
Annalisa Davide

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