18/05/2016
Libri: Il giardino segreto’, di Banana Yoshimoto

Buone notizie per tutti gli appassionati della scrittrice giapponese Banana Yoshimoto; alla fine di Aprile è uscito il terzo volume della quadrilogia 'Il Regno'. Distribuito ed edito da Feltrinelli per la collana I Narratori, ‘Il giardino segreto’, inizia con il racconto del ritorno in Giappone da parte di Kaede e Kataoka, la ricerca di un appartamento per la convivenza di Shizukuishi e Shin'chiro che però procede con dei toni decisamente apatici. L’atmosfera generale è sospesa, come fosse appesa a qualcosa di invisibile. All’improvviso ecco una particolare novità: Shin'chiro riscopre un giardino meraviglioso appartenente all’ormai lontana gioventù e attraverso il passato cerca così di indagare il futuro della coppia.
La narrazione inizia con un’atmosfera pallida, la voce narrante sembra insoddisfatta di qualcosa; ci troviamo di fronte una classica descrizione della Yoshimoto: non ci si sente presi dalle vicende, dalla descrizione dei personaggi o da qualche frase in particolare. L’inverno sta per arrivare e questo è ciò che si sente, un freddo totale, l’immersione nello sguardo alla città gelida è già avvenuta. Questa è la situazione sentimentale di partenza dei protagonisti e del lettore; la scrittura è semplice, il romanzo molto breve –meno di centoquaranta pagine- eppure questa situazione di penetrante inerzia verrà abbandonata a poco a poco.
L’autrice è dolce, accompagna la lettura che è positiva, non c’è tristezza. Le inquietudini vengono abbandonate in cambio della meraviglia di un giardino, della benefica complessità della natura. A partire dall’elemento naturale e dalla sottesa riflessione sul rapporto tra passato e futuro, si intravedono i principali motivi culturali-letterari del mondo orientale. Sebbene la Yoshimoto sia ben nota in tutto il mondo occidentale (solo Feltrinelli ha tradotto più di trenta opere dell’autrice) e ormai ne è percepibile la sua piena coscienza, riesce a mantenere un perfetto equilibrio, attraverso toni tutt’altro che pretenziosi, tra una riflessione millenaria orientale e una contestualizzazione dei personaggi semplice, comune a molte società. Centrale infatti è il ruolo del presente che il protagonista solo d’un tratto riconosce, come se avesse prima dovuto alienarsi quasi a questo; il ricordo della giovinezza, dei propri luoghi è un movente per cambiare rotta ai sentimenti, alla spesso tragica monotonia della vita di coppia.
La malinconia non trova un posto vero, è un sentimento passeggero, contrariamente a quanto siamo abituati a vedere nei romanzi tipicamente occidentali, dove il passato è solo custode di azioni, sentimenti e pensieri impossibili, negativi. Ma ritornano anche altri elementi di profonda, reale e pacata vita della sua terra come il rito del thè e i rigeneranti bagni termali che avvicinano questo romanzo alla forma di un lungo racconto di un quotidiano destinato a cambiamenti importanti ma non definitivi. Il finale infatti sembra un nuovo inizio e lascia empaticamente sperare in quel quarto volume annunciato come in un’anima che troverà pace.
Annalisa Davide

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