05/05/2016
Cinema. 'Lui è tornato'. Cosa accadrebbe se Hitler tornasse ai giorni nostri?

La pagina più terrificante dell’epoca moderna: la dittatura nazista del Terzo Reich. Il suo artefice: Adolf Hitler. Cosa accadrebbe, quali sarebbero le reazioni dei tedeschi-e del mondo intero-se da un passato non così tanto remoto, il Fuhrer tornasse? Come lui stesso reagirebbe ai profondi mutamenti della società? Come il suo messaggio sarebbe diffuso dai media e quanta seduzione eserciterebbe sulle menti delle persone? Queste le domande da cui prende vita Lui è tornato (titolo originale: Er ist wieder da), film del 2015 diretto dal giovane regista tedesco David Wnendt, tratto dall’omonimo romanzo satirico di Timur Vermes. Il film è stato proiettato nelle sale cinematografiche italiane dal 26 al 28 Aprile ed è indiscutibilmente di estrema attualità. Tra i temi più caldi che il film affronta c’è infatti la preoccupante ondata di intolleranza razziale nei confronti dei profughi dalle aree di guerra, che sta investendo da oltre un anno il cuore dell’Europa e vede tra le nazioni più coinvolte proprio la Germania. Impossibile non ritornare con la memoria all’inasprirsi dell’odio verso gli Ebrei-e non solo-che culminò nel loro sterminio di massa, impossibile non chiedersi come quell’abominio abbia avuto inizio, quali furono le condizioni sociali, politiche, economiche della Germania che portarono allo strapotere di Hitler. Come e se gli uomini e le donne dell’epoca percepivano ciò che stava accadendo sotto i loro occhi e che avrebbe mutato per sempre il corso della storia. E se il clima infuocato e le condizioni più che precarie dei nostri giorni fossero terreno fertile per la nascita di una nuova, sicuramente più sottile, forma di dittatura? Nel film la risposta sembra essere tragicamente affermativa.
Berlino. 23 Ottobre 2014. Adolf Hitler, ancora in uniforme, torna dal passato e si materializza in corrispondenza di un luogo della capitale tedesca ben preciso, quello che fu sede del suo bunker. La scena viene ripresa casualmente da un reporter televisivo, che stava registrando in quell’area un filmato. Essendo stato licenziato, non appena si accorge dell’inquietante presenza, il reporter si mette sulle tracce dell’uomo che crede un sosia del Fuhrer per tentare lo scoop ed essere nuovamente assunto. Trovato Hitler, che nel frattempo aveva fatto l’esperienza sconvolgente della realtà del 2000 ai piedi della Porta di Brandeburgo, lo conduce negli studi televisivi. Agli occhi di tutti Hitler non è altro che un attore estremamente somigliante all’originale nell’aspetto e nelle movenze ed incredibilmente convincente per il contenuto dei suoi discorsi. Di lì a diventare una vera e propria star della televisione, il passo è breve. I suoi video sono i più visualizzati su You Tube, il suo successo mediatico è inarrestabile. Il popolo lo ama. Quando Hitler, diventato il protagonista di un film, ha già riunito intorno a sé una schiera di seguaci non proprio raccomandabili, alla memoria del giovane reporter tornano le immagini del tragico passato della Germania nazista. A quel punto comprende che quello che tutti credono un attore è in realtà il vero Fuhrer, ma è troppo tardi per arrestare la sua ascesa.
La forza e l’originalità di 'Lui è tornato' sta nel procedere del film attraverso due strade parallele: da un lato la storia di finzione ad alto tasso di ironia, con la strepitosa interpretazione di Oliver Masucci, dall’altro scene che sono il frutto di candid camera. Queste ultime filmano le spontanee reazioni dei tedeschi in varie città della Germania alle domande del protagonista o al suo semplice passaggio nelle vesti di Hitler, con risultati inaspettati, di fronte ai quali è doveroso fermarsi a riflettere. Il film, quindi, non ha solo valore culturale in quanto prodotto cinematografico ma si configura come un vero e proprio strumento di indagine sociologica.
Maria Marobbio

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