07/04/2016
Cinema: ‘La Comune’, il nuovo film di Thomas Vintenberg

Aprile si apre per la sale italiane con l’uscita di un film davvero da vedere: ‘La Comune’ per la regia tutta danese di Thomas Vinterberg. Da vedere non perché dia la certezza di aver visto qualcosa di bello ma anzi per la portata di dubbi che esso fa sorgere su ciò che credevamo possibile sul vivere comune.
Ambientato in Danimarca, negl’anni ’70, tempi in cui si discuteva ma anche sperimentava tanto la possibilità di dire basta ai soliti schemi di convivenza monofamiliare, i protagonisti, un uomo e una donna, Erik ed Anna, persone realizzate dal proprio lavoro e genitori di una carinissima bimba, mettono in dubbio la tranquillità della propria vita matrimoniale. Probabilmente più che tranquilla questa vita appare improvvisamente monotona e per quanto il dilemma appaia esistenziale, la decisione di cambiare stile di vita arriva con estrema leggerezza.
Tutto a un tratto la coppia si trasferisce in un’altra casa, gigante e di proprietà della famiglia di lui ma oramai vuota. Subito la gestione economica del tutto pare messa a rischio dalle ingenti spese che comporta un’abitazione sovradimensionata rispetto al nucleo familiare, così Erik e Anna invitano vari amici a trovare un tetto comune con loro.
L’atmosfera che s’instaura dal momento che la casa viene effettivamente tutta abitata è sognante, tutto segue un’invidiabile armonia ma già pocp dopo l’idillio scricchiola: la grande autonomia personale e l’indeterminato senso di libertà familiare trascina Erik in una relazione extraconiugale con una giovane studentessa conosciuta nel suo lavoro di architetto e professore. Più o meno da questo evento scaturisce una serie di “soluzioni” relazionali inspiegabili della coppia per soddisfare l’incertezza dell’ideale del viver comune. Il film si concentra ora dunque sui particolari problemi di coppia e perde un po’ di vista l’universo della comune, come se ci fosse una trasposizione della tematica iniziale dall’interno dello schermo ai tempi di oggi, tuttavia senza modificare gli aspetti cronologici iniziali.
È quasi visibile la mano del regista che sposta nettamente l’attenzione da una dimensione esterna, enorme e coinvolgente, priva di particolari, che quella della convivenza di gruppo, a un’interna, fatta solo di eccessi e collassi delle migliori intensioni. Il film diventa satira due volte: in primis del concetto di comune e in secundis della capacità attuale di adattarci al senso di autonomia personale.
Personaggio chiave è la figlia di Erik e Anna che, divenuta oramai adolescente porta al tracollo tutte dinamiche familiari, sempre più assurde e che potrebbero non terminare mai. Nel bel mezzo di una discussione di gruppo, la giovane consiglia fortemente alla mamma di allontanarsi dalla comunità perché quest’ultima non sta avendo più effetti positivi su di lei e di conseguenza potrebbe danneggiare la tranquillità di tutti.
Vintenberg aiuta a costruire forse la consapevolezza di dover essere sempre in grado di tracciare i limiti entro i quali l’uomo, pur vivendo in una comunità, può rinunciare a tutto tranne che a se stesso, ai tanto reclamati “propri spazi”.
Annalisa Davide

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