06/04/2016
Cinema: 'Un bacio'. Adolescenza e amicizia nel film generazionale di Cotroneo

Ivan Cotroneo, regista napoletano divenuto noto per “La cryptonite nella borsa” e affermato sceneggiatore di “Mine Vaganti” e “Viaggio Sola” tra gli altri, porta sul grande schermo Un Bacio, tratto dal suo omonimo romanzo, pubblicato nel 2010 da Bompiani. Una storia di amicizia e di complicità tra adolescenti che per ragioni diverse si ritrovano emarginati dal gruppo di coetanei, una riflessione sui pregiudizi nei confronti di chi non si allinea alla massa, sulla potenziale pericolosità di atteggiamenti discriminatori e sulla relazione delicata tra genitori e figli in quello che è da sempre il periodo più critico della vita, il passaggio dalla fanciullezza all’età adulta. Sullo sfondo una periferia anonima che sembra non avere nulla da dire e da offrire, che sembra guardare indifferente alla vita.
Nella provincia di Udine si intrecciano le storie di tre ragazzi “difficili”, tre ragazzi diversi agli occhi dei propri coetanei. C’è Lorenzo (Rimau Grillo Ritzberger), brillante, appassionato di musica, danza e dai gusti eccentrici in fatto di look, che viene adottato da una coppia di genitori che amorevolmente lo aiutano ad integrarsi nella sua nuova realtà; è tristemente abituato ad essere discriminato per il fatto di essere omosessuale ma ha ideato un suo originale modo di difendersi evadendo con la fantasia dalla realtà. C’è Blu (Valentina Romani), il tipico ritratto dell’adolescente ribelle, intelligente e sfacciata, in pieno rapporto conflittuale con la madre e ritenuta dai compagni di scuola una ragazza facile; ha una relazione sentimentale con il ragazzo più carino ed ambito del paese che però la ha vigliaccamente “offerta” ai suoi amici in una serata da dimenticare. C’è infine Antonio (Leonardo Pazzagli), il migliore giocatore di basket della scuola, che, per la sua natura introversa e taciturna e per le sue insicurezze è considerato uno sciocco dai compagni; nella sua storia la morte del fratello, fonte di sofferenza e solitudine ma anche di iper controllo da parte dei genitori.
Ciascuno dei tre ragazzi porta in sé una profonda ferita, che da causa di isolamento ed esclusione dal gruppo diventa motivo per riconoscere negli altri due qualcuno di simile, qualcuno da cui non sentirsi giudicato ma al contrario protetto e supportato, con cui condividere ansie e preoccupazioni, confidenze, momenti frivoli che saranno i più bei ricordi da custodire. Ma c’è qualcosa che non va come dovrebbe andare, qualcosa che causa per sempre uno strappo profondo, talmente profondo da spezzare un legame che sembrava, come spesso accade durante l’adolescenza, indissolubile e immortale.
C’è un bacio che cambia per sempre la storia. Un bacio desiderato, dolce e violento allo stesso tempo, un bacio che fa paura e che coglie tutti impreparati. Alla voce narrante, quella di Blu che scrive alla sé quarantenne raccontandole le ansie e le brutture di una vita da sedicenne, non resta che pensare per un attimo a quanto tutto sarebbe stato diverso se quel bacio non ci fosse mai stato.
Un bacio è un film generazionale come molti altri che lo hanno preceduto: cambiano i tempi e i temi caldi della società attuale-vedi omosessualità/omofobia e bullismo-ma la sostanza resta in fondo la stessa. È l’adolescenza la grande protagonista del film con tutte le sue caratteristiche, che restano immutate negli anni: l’insicurezza, la voglia di essere altrove, l’insoddisfazione, la necessità di appartenere a un branco e la sofferenza per l’esclusione da questo, la ricerca di un’identità e di una felicità che si pensa si acquisisca per magia diventando adulti, diventando liberi. Nulla di particolarmente originale né nella trama né nel modo di raccontare attraverso la macchina da presa la storia; qualche esercizio di stile, una recitazione piuttosto acerba da parte dei tre giovani protagonisti, un finale alquanto scontato. Ci aspettavamo qualcosa di più.
Maria Marobbio

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