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02/04/2016

Cinema: 'Suffragette'. Il sacrificio delle donne per la conquista del diritto di voto

Cinema: 'Suffragette'. Il sacrificio delle donne per la conquista del diritto di voto

C’è stato un tempo non molto lontano in cui le donne non erano considerate meritevoli dello stesso rispetto e della stessa dignità di cui godevano gli uomini, soprattutto non avevano modo di esprimere la propria volontà ed il proprio malcontento esercitando il diritto di voto. Parliamo del secolo scorso, all’inizio del quale il cosiddetto movimento delle suffragette determinò la nascita di una nuova consapevolezza dei diritti delle donne in tutto il mondo, opponendosi con tenacia e caparbietà ad una società maschilista e conservatrice. Suffragette è il film diretto da Sarah Gavron, che racconta in particolare la lotta delle suffragette inglesi guidate da  Emmeline Pankhurst, attivista e politica britannica, interpretata nella pellicola dall’immensa Meryl Streep.


Londra, 1912. La giovane Maud Watts (Carey Mulligan) è impiegata sin da bambina in una lavanderia. La sua è una vita, seppur giovane, già consumata dalla fatica fisica, dalle lesioni provocate dal lavoro e dalle angherie del suo capo, che aveva sempre abusato di lei. Eppure Maud è una donna forte e fiera, dedita al marito Sonny (Ben Whishaw) e al figlio, il piccolo George, precisa e puntuale sul lavoro, rispettosa del suo “posto” nella società. La sua vita cambia, mutando per sempre la consapevolezza dei suoi diritti, quando per caso si ritrova nel bel mezzo di una rivolta organizzata dalle suffragette, che dopo anni di lotta pacifica avevano iniziato a far sentire la propria voce con atti di vera e propria rivolta contro il sistema. T

ra le suffragette Maud riconosce la sua collega Violet; sarà lei a convincere Maud ad entrare a far parte del movimento, consacrando definitivamente la sua vita alla lotta per veder riconosciuto in primis il diritto delle donne al voto. Per la causa Maud perderà progressivamente tutto, l’amato figlio, il rispetto e la protezione del marito, la sua casa, il suo lavoro, l’onore. Insieme alle sue compagne, tra cui la veterana Edith Ellyn (interpretata da Helena Bonham Carter) e la coraggiosa Emily Davison (Natalie Press), sarà arrestata, compierà atti di ribellione, marce, proteste, sceglierà perfino la soluzione estrema dello sciopero della fame pur di far sentire la propria voce, quella di una donna stanca di essere considerata non degna di manifestare le proprie idee solo perché donna, quella di una donna fermamente convinta che di lì a poco il mondo per le donne-almeno la gran parte-sarebbe definitivamente cambiato.

Il film, essenziale e privo di sentimentalismi, a tratti sembra stentare nel primo tempo, per poi decollare nella seconda parte, complice la trama più avvincente; non è un film particolarmente originale in termini di sceneggiatura o scelte registiche ma si avvale di una buona fotografia, di un’efficace ricostruzione storica e di una discreta prova di interpretazione da parte del cast.

Suffragette è soprattutto un film di grande valore socio-culturale che, proprio per questa ragione, ogni donna dovrebbe guardare, per ricordare che ciò che oggi appare scontato ai nostri occhi è stato il frutto del sacrificio di centinaia e centinaia di donne, che hanno scelto di rinunciare alla propria vita perché quella delle loro figlie e di tutte le donne dopo di loro, comprese noi oggi, fosse migliore, degna di essere chiamata vita. Il film si chiude con le immagini reali del funerale di Emily Davison (1915) la morte della quale, in favore della causa delle suffragette, è stata la prima e decisiva occasione attraverso cui la lotta per i diritti delle donne ha ottenuto la più che meritata attenzione dei media. I titoli di coda sono preceduti dalle storiche date dell’acquisizione dei principali diritti civili delle donne, da quello di voto al riconoscimento della tutela dei figli, dall’Inghilterra nel 1918 all’Arabia Saudita (promessa del diritto di voto) lo scorso anno.

Maria Marobbio

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