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31/03/2016

Al Teatro Nuovo 'Servillo legge Napoli', viaggio emozionale nella cultura partenopea

Al Teatro Nuovo 'Servillo legge Napoli', viaggio emozionale nella cultura partenopea

Dal 30 Marzo al 3 Aprile presso il Teatro Nuovo va in scena 'Servillo legge Napoli', un'eccezionale performance che indaga il rapporto viscerale della bella e difficile Partenope con la propria lingua e il proprio linguaggio teatrale, fatto di gesti e una mimica perfettamente qui riportate.

Per una produzione di Teatri Uniti, Toni Servillo si cimenta in un'appassionata lettura di quattordici testi della tradizione classica napoletana ma anche di viventi, per un totale di dodici autori simbolo del gusto e della lingua partenopea, scelti e legati tra loro non solo dal filo rosso più evidente, la lingua, ma anche da un obiettivo comune: tracciare il volto autentico, originale di Napoli. La durata di settanta minuti dello spettacolo, si presenta infatti come un atto narrativo e sostanzialmente unico. Se è vero che ogni componimento, ogni testo letto rappresenta un significato unico, preciso e riconoscibile, è anche assai evidente la concatenazione con l'immediato successivo e gli altri seguenti.

Il viaggio emozionale ed emozionante dei quattrocento anni di storia della cultura partenopea apre la scena con 'Lassammo fa' Dio' di Salvtore Di Giacomo, che presto lascia il posto a 'Vincenzo de Pretore' di Eduardo De Filippo, 'A Madonne d' e' mandarine' di Ferdinando Russo e 'Fravecature' di Raffaele Viviani. Tuttavia, pur iniziando da un'esperienza teatrale e poetica così già lontana nel tempo, Servillo fa quasi all'improvviso un vero e proprio salto cronologico per arrivare alla lettura di 'A sciaveca' di Mimmo Borrelli. Da un'atmosfera dolce, apparentemente incontaminata e antica ci si ritrova nel vorticoso segno del teatro napoletano contemporaneo.

E' chiaro il profondo e doloroso intento dell'attore: dimostrare che da Di Giacomo a Borrelli, Napoli non ha mai rinnovato alle radici il proprio sentire, decodificare e vivere la società. Se è vero infatti che le parole e i protagonisti delle parole sono cambiate è vero pure che Servillo ci presenta un'unica complessa modalità di interpretazioni dei testi. Ciò si fa evidente soprattutto 'O vecchio sott'o ponte' di Maurizio De Giovanni, autore contemporaneo noto specialmente per la serie d'inchieste del Commissario Ricciardi. Qui dovremmo ritrovare una napoletanità più adatta e familiare al nostro gusto ma si riconferma sorprendentemente l'utilizzo di una mimica che credevamo collocata ad una dimensione popolare e superata che invece ora di nuovo rapisce e ci descrive ciò che viviamo: una Napoli bistrattata dagl'altri come dai propri abitanti, una città piena di esatte contraddizioni.

E dopo questo assoluto viaggio nella contemporaneità, Servillo ci ricongiunge al nostro più sicuro destino di napoletani: legge 'A Livella' di Antonio De Curtis, in arte Totò, "il principe della risata", che regala sorrisi rassicuranti sui volti degli spettatori. Questo magnifico monologo, sapientemente racchiuso alla fine, come penultima performance tra 'Cose sta lengua sperduta' e 'a Casciaforte' rispettivamente di Michele Sovente e Antonio Mangione,  come a ricordare che anche il grande mito del caro Totò è protagonista ma anche parte della storia che vivendo, noi napoletani, continuiamo a raccontare.

Annalisa Davide

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