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23/03/2016

Ave, Cesare!: il cinema Hollywoodiano degli anni ‘50 nel nuovo film dei fratelli Coen

Ave, Cesare!: il cinema Hollywoodiano degli anni ‘50 nel nuovo film dei fratelli Coen

I fratelli Joel ed Ethan Coen tornano dietro la macchina da presa a tre anni di distanza da A proposito di Davis (2013) realizzando Ave, Cesare! (titolo originale Hail, Caesar!), film ambientato durante gli d’oro del cinema hollywoodiano, dal sapore surreale in tipico stile Coen. Per la realizzazione della loro ultima creatura, di cui sono sceneggiatori, registi, montatori e produttori, si avvalgono di un cast stellare comprendente George Clooney, Ralph Fiennes, Josh Brolin, Scarlettt Johansson e Channing Tatum.

Hollywood, anni ’50. Il colosso cinematografico Capitol Pictures lavora a pieno regime per sfornare pellicole desinate a diventare grandi successi e a far sognare i propri spettatori. Eddie Mannix (Josh Brolin), a capo della casa di produzione, si prende personalmente cura delle star protagoniste dei suoi film, gestendone scomode situazioni personali e tenendoli al riparo dagli scandali tanto cari alla stampa, dovuti ad uno stile di vita non proprio virtuoso. Tra queste DeeAnna Moran-interpretata da Scarlett Johansson-protagonista di acclamatissimi spettacoli acquatici, rimasta incinta da nubile. Durante la realizzazione del film Ave, Cesare!, che racconta della conversione di un centurione romano folgorato dall’incontro con Gesù Cristo, Eddie Mannix si trova costretto a dover risolvere il caso più complesso e dalle conseguenze potenzialmente più disastrose.

Il protagonista del film, Baird Whitlock (George Clooney), infatti, scompare misteriosamente durante le riprese e Mannix ben presto riceve una lettera con la richiesta di riscatto da parte di un gruppo chiamato “Il Futuro”. Si tratta di un gruppo di sceneggiatori comunisti di cui si rivelerà far parte anche Burt Gurney (Channing Tatum), attore e ballerino di tip tap della Capitol. I rapitori sono riuniti in una sontuosa villa di Malibu ed impartiscono a Whitlock lezioni di pura economia marxista, rispetto alle quali l’attore inizia a simpatizzare, spiegandogli le ragioni del suo rapimento. Mannix, che nel frattempo deve tenere a bada due gemelle giornaliste (Tilda Swinton) insospettitesi dell’assenza di Whitlock dal set, risolverà il caso, riportando a “casa” il protagonista di Ave, Cesare! con l’aiuto del giovane Hobie Doyle (Alden Ehrenreich).

Il ragazzo è la star indiscussa dei film western prodotti dalla Capitol, dalle discutibili doti di attore che mettono duramente alla prova la pazienza del regista Laurence Laurentz (Ralph Fiennes), ma dall’animo gentile e dal carattere genuino. A Whitlock non resterà altro da fare se non interpretare, con una verve da applausi, la scena finale del suo film.

I fratelli Coen, autori di grandi successi quali Il Grande Lebowski, Fratello, dove sei? Lady Killers e Non è un paese per vecchi, imbastiscono una pellicola dalla trama originale e dai dialoghi brillanti, in cui intelligenza ed ironia sono sapientemente mescolate, proiettando lo spettatore in uno spazio indefinito tra il film stesso e tutto quello che compone “l’universo cinema” ed è parte integrante della sua essenza. Si potrebbe dire infatti che Ave, Cesare! sia un film nel film o , per meglio dire, una serie di film nel film, a rendere volutamente ancora più labile e piacevolmente confuso il sottile confine esistente tra realtà e finzione. Il cinema hollywoodiano degli anni ’50 è la cornice ideale per esaltare questa scelta, un cinema che produceva sogni, un cinema che utilizzava i primi effetti speciali, aiutando il mondo a risollevarsi dopo la Seconda Guerra Mondiale, un cinema in cui gli scandali in cui si imbattevano le star erano affrontati in maniera molto diversa da oggi.

Non potevano di certo mancare in Ave, Cesare! i due grandi filoni del cinema dell’epoca: il western e i peplum, i film a sfondo biblico o ambientati nell’antica Roma, cui i fratelli Coen guardano con un misto di ironia e sana nostalgia. Lo sguardo ironico si posa inoltre gustosamente tanto sull’ideologia politica quanto su quella religiosa: nessuno, in fondo, viene preso sul serio e gli spunti per riflettere sono tanti. Il dibattito tra Mannix e i vari rappresentanti delle principali confessioni religiose sulla correttezza contenutistica del film, è uno dei momenti più brillanti e piacevoli della pellicola. La bravura del cast è di sicuro la ciliegina sulla torta.

Maria Marobbio

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