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23/02/2016

Cinema: ‘Il caso Spotlight’. Un capolavoro di Tom McCarthy sul giornalismo d'inchiesta

Cinema: ‘Il caso Spotlight’. Un capolavoro di Tom McCarthy sul giornalismo d'inchiesta

Il 18 febbraio 2016 è iniziata la proiezione nelle sale italiane  de “Il caso Spotlight” per la regia di Tom McCarthy e la sceneggiatura di Josh Singer. Il trailer e l’uscita stessa del film sono stati annunciati dalla stampa sempre accompagnati dall’annuncio che il film concorre per sei candidature al premio Oscar. E tutto questo non stupisce affatto anche perché le vicende traggono fedele ispirazione da una storia vera, legata ad un altro successo: la vincita del Premio Pulitzer 2003 conseguita dal team Spotlight del Boston Globle proprio per l’indagine che ha ad oggetto il film.

È il 2001 quando Marty Baron (Liev Schreiber), proveniente da Miami, giunge in qualità di direttore al Boston Globe, importante testata di cronaca locale della cattolica Boston. Sin dal primo giorno d’insediamento chiede al team investigativo del giornale, il team Spotlight appunto, di occuparsi di un caso assolutamente spinoso e delicato: indagare sui presunti abusi su minori che un prete avrebbe commesso in sei parrocchie diverse della cittadina.

Il gruppo di giornalisti-investigatori formato da  Walter “Robby” Robinson, i cronisti Sacha Pfeiffer e Michael Rezendes e lo specialista in ricerche informatiche Matt Carroll, prosegue le indagini per molti mesi, giungendo alla conclusione che la Chiesa e la diocesi di Boston hanno sistematicamente insabbiato decine di abusi e le malefatte di oltre settanta preti. Viene scoperto un vero e proprio codice interno alle autorità ecclesiastiche per identificare i preti molestatori e le conferme arrivano numerose anche dalle vittime che man mano Spotlight rintraccia e intervista.

La vicenda si scopre avere inizio negl’anni ’70 dello scorso secolo e ciò acuisce la difficoltà nel coinvolgere le vittime per il rovesciamento del sistema perché quelli che furono bambini, ora sono uomini che provano vergogna e dolore nel ricordare un passato crudelmente sporco. Quando tuttavia nel 2002 viene pubblicato per la prima volta l’articolo che annuncia lo scandalo, la redazione di Spotlight viene sommersa dalle chiamate di centinaia di vittime che finalmente trovano il coraggio di raccontare i traumi inflitti loro dai preti nei quali avevano, invece, cercato sempre un punto riferimento. La maggior parte delle vittime, infatti, era già cresciuta in ambienti malfamati e tra le difficoltà economiche e su questi disagi diffusi i molestatori facevano perno per colpire, poi trovare il silenzio e continuare a vivere senza troppi problemi.

‘Spotlight’, questo il titolo originale,  racconta nettamente i fatti realmente accaduti, non ci sono i distorcimenti  spazio-temporali tipici delle storie vere romanzate dai registi. Il luogo più inquadrato è quello della redazione; delle vite private dei protagonisti ci sono solo fugaci accenni. E forse anche il generale rifiuto dei classici toni trionfali del cinema americano concorrono a rendere questo film un capolavoro dell’anno in corso.

Dunque il grande impegno di McCarthy e Singer di restituire ad una storia vera “solo” un altro volto per essere riconosciuta da un altro pubblico -non di lettori- sembra assolutamente compiuto. Il giornalismo d’inchiesta appare così sul grande schermo senza perdere il proprio dovere: mantenere la lucidità sui fatti.

 

Annalisa Davide

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