05/06/2023
L’analisi del giorno dopo: Napoli fa 90, ora si pianifichi il dopo Spalletti

Novanta punti, questo Napoli fa paura. Il successo con la retrocessa Sampdoria ha chiuso una stagione esaltante, un campionato dominato dalla prima giornata e condotto in solitudine. Una piacevole solitudine visto che durante questa cavalcata vincente non si è mai potuto dire chi sia stata la più pericolosa rivale degli azzurri. Milan, Inter, Juventus, Roma e Lazio: nessuna di queste squadre è mai stata seria candidata al titolo e, nonostante un finale di stagione con evidente rallentamento, il vantaggio finale è stato imbarazzante: 16 punti sulla Lazio, 18 sull’Inter e 20 sul Milan. E poco importa se la strada in Champions League sia stata interrotta ai quarti contro una squadra alla portata degli azzurri, la gioia del tricolore ha cancellato ogni altro aspetto.
Novanta punti egualmente ripartiti, 45 in casa e fuori: un dato che la dice lunga sulla facilità del Napoli di imporre il proprio gioco. Anzi fuori casa, usufruendo di maggiori spazi, forse il Napoli ha sofferto di meno a trovare la via della rete a dispetto delle partite casalinghe dove spesso gli azzurri hanno trovato sulla propria strada squadre che si sono chiuse a riccio. Il dato ha assunto maggiore significato perché tra le fila del Napoli in questa stagione sono mancati i gol dalla distanza, caratteristica che nelle passate stagioni era stata nascosta dalle diverse realizzazioni da fuori di Fabian. Un aspetto che la società dovrà tenere presente nella prossima campagna acquisti per colmare una lacuna evidente visto che dei 105 gol fatti solo 3 sono stati effettuati con tiri da fuori area (splendido quello di Simeone ieri). Ma prima di entrare nel discorso mercato, dove ci saranno diverse cose da pianificare, il discorso prioritario riguarderà l’allenatore azzurro della prossima stagione. Chiusa la parentesi Spalletti, sono ancora diverse le opzioni che il presidente De Laurentiis sta vagliando. Cercando di dare continuità di gioco e di modulo, possibile che la scelta possa ricadere su tecnici abituati a giocare con una difesa a 4 e un tridente offensivo, due caratteristiche ormai consolidate nel Napoli degli ultimi anni. La festa a fine partita con tanti ospiti napoletani e non ha visto tutta la squadra sul palco. Da quando il capitano Di Lorenzo ha sollevato la coppa fino a tarda notte tra balli e cori il Maradona è stato teatro di uno show per i 60 mila spettatori. Una festa azzurra per suggellare un traguardo che mancava da 33 anni e che ha consacrato un Napoli da paura.
Antonio Procopio

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