In uno dei teatri storici del panorama continentale, Anfield Road, il Napoli, in testa alla classifica con nove punti, scende in campo nel sesto turno del girone C di Champions League contro il Liverpool, terzo a quota sei. Gli azzurri sono padroni del loro destino e con un punto acquisiscono la certezza matematica del passaggio agli ottavi di finale, traguardo raggiungibile anche perdendo ma a patto di riuscire a segnare almeno un gol. Un solo risultato a disposizione invece dei padroni di casa, costretti a vincere per entrare tra le migliori sedici. Ancelotti conferma per l'occasione l'abituale undici della notti europee nel quale Mertens affianca Insigne nel tandem offensivo mentre Klopp sostituisce l'infortunato Gomez con Matip. Una prova generosa, tatticamente ordinata ma nella quale la squadra non costruisce occasioni degne di nota per gran parte della gara  costa, per il secondo anno di fila, il terzo posto in classifica con la conseguente retrocessione in Europa League. A decidere le sorti del confronto la rete siglata da Salah che al trentaquattresimo riesce ad incunearsi in area e a superare in diagonale Ospina che nella circostanza non appare impeccabile.

Il club di De Laurentis approccia bene il duello, tiene le linee di difesa e centrocampo ben compatte per non concedere spazi agli avanti avversari e prova a colpire in ripartenza. I padroni di casa pressano bene e con il trascorrere dei minuti assumono il controllo della contesa. Nella ripresa i partenopei provano ad aumentare il forcing e possono recriminare sulla palla mancata da Callejon su cross di Insigne e sulla clamorosa occasione che Milik calcia sul portiere nel recupero anche se in più di una circostanza il portiere colombiano salva i suoi producendosi in almeno quattro parate decisive.

Tra i migliori in campo i due centrali difensivi Albiol e Koulibaly, perni di un'organizzazione che ha permesso ai campani di stare in partita al cospetto dei vice campioni d'Europa in carica. Alla naturale delusione per un girone condotto in maniera eccellente nelle prime cinque giornate e a cui manca solo la ciliegina finale gli azzurri devono reagire operando un ulteriore salto di qualità dal punto di vista della personalità, animati dalla certezza che in Europa League con la giusta mentalità possono arrivare nelle fasi decisive.