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17/03/2016

Libri da riscoprire: 'Dove stanno le lucertole', il romanzo di esordio di Gianmarco De Chiara

Libri da riscoprire: 'Dove stanno le lucertole', il romanzo di esordio di Gianmarco De Chiara

'Dove stanno le lucertole' è il romanzo d'esordio di Gianmarco De Chiara, scrittore e fumettista partenopeo di ventisette anni. Edito nel 2015 dalla Homo Scrivens nella collana Scout, questo dolce-amaro volume è il racconto di un passaggio cruciale della vita umana, quello dall'infanzia all'adolescenza e che ha per protagonisti Aristide e Giosuè, due cugini in vacanza insieme per tre anni, a Giungano (Cilento). Sin dai primi capitoli si comprende la centralità dell'uso del dialogo, che viene impiegato per rendere chiaro contemporaneamente a scrittore e lettore che un conto è narrare l'infanzia e un altro è viverla, ricordarla quindi riviverla; e siccome nella visione degli eventi e degli oggetti, i bambini sono pienamente abbandonati ai propri occhi, nella narrazione l'autore non interviene mai a rompere l'esuberanza con la quale poi i fatti stessi vengono vissuti e riportati. In questo senso è necessario notare come certe descrizioni dei luoghi, abbiano un carattere assolutamente fotografico; se è vero, infatti, che da una parte essi siano cariche di dettagli, dall'altra questo approccio senza filtro alle immagini ci riconduce ad una dimensione di osservazione molto precisa e cruda: come il fotografo sceglie il proprio scatto, così il bambino è attratto da un oggetto, come da una scoperta possibile, e rigirando questo tra le proprie dita, determina la conoscenza che intende acquisire.

Per questo motivo, per la profonda cura dei particolari delle vicende riportate, il romanzo potrebbe apparire come un lungo racconto, fatto di singoli eventi tutti pieni di un senso preciso che per i protagonisti coincide con il senso della vita. Anche il piano linguistico è molto articolato e movimentato per la caratterizzazione delle impressioni di Aristide e Giosuè; si trova infatti anche un uso di termini scurrili, crudi e intrecciati poi con espressioni dialettali che completano il complesso e sotterraneo modo d'indagare come si conosce e percepisce anche il lato più oscuro della vita, il suo opposto, la morte. Questa, come le prime esperienze sessuali, la scoperta del corpo umano, animale e quello multiforme del mondo naturale, non approda mai a toni propri di un finale tragico, che non si addice assolutamente alla grammatica sentimentale di un bambino. Per cui vita e morte, esperienza fisica e psicologica, si fondono in un tutt'uno, equilibrio tra eccessi, raccontato sapientemente attraverso una voce ormai lontana che l'autore, intervenendo nel racconto, comunica solo che gli è propria.

La straordinaria intensità di questo libro riconduce un'esperienza letteraria e in parte autobiografica di De Chiara all'universo di tutti, come porgesse un invito all'esercizio della memoria che i più o meno lunghi tempi di composizione dell'opera -dal 2008, iniziato in forma di racconto al 2014 anno della pubblicazione-fanno da manifesto al vero del vissuto dell'autore e dei protagonisti che trovano nell'ambientazione del romanzo, un Sud meraviglioso e un po' difficile, un paesaggio ancora riconoscibile, ritrovabile realmente dai lettori ma custodito dalla cruda fantasia del cuore.

 

Annalisa Davide

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