23/10/2015
Cinema.'The walk'. L’impresa straordinaria di Philippe Petit

Nei giorni in cui tutto il mondo-e non solo quello cinematografico-sta celebrando “Ritorno al Futuro”, il suo geniale regista, Robert Zemeckis, è nelle sale italiane con la sua ultima fatica, “The Walk”, interpretato dal bravissimo Joseph Gordon Levitt. Tratto da una storia vera, il film racconta dell’impresa storica avvenuta il 7 agosto del 1974 e compiuta dal francese Philippe Petit, che camminò sospeso nel vuoto e senza alcuna imbracatura su una corda tesa tra le Twin Towers.
Philippe è un giovane funambolo francese che si esibisce per le strade di Parigi attirando l’attenzione e gli applausi entusiasti dei passanti; è solito tracciare un cerchio sul pavimento, a delineare il proprio spazio, quel campo di azione in cui esegue il suo spettacolo al limite dell’equilibrio e che nessuno deve varcare. Incantato da bambino da uno spettacolo circense di famosi equilibristi, Philippe ha coltivato per anni il sogno di diventare uno di loro, fino a quando ormai divenuto ragazzo, si infiltra in segreto nel tendone da circo di “Papà Rudi” (Ben Kingsley), equilibrista cecoslovacco tanto burbero quanto saggio, che gli insegnerà non solo la tecnica ma la vera e propria arte di camminare sospeso su un filo.
La disapprovazione da parte dei genitori lo porta lontano da casa ed è così che matura il suo sogno, quello che lo renderà celebre agli occhi del mondo: tendere il suo “filo” tra le neo costruite Torri Gemelle di New York, i più grandi grattacieli allora esistenti, alti circa 100 metri in più rispetto alla Tour Eiffel. Una delicata e bella musicista di strada, che diventerà presto la sua fidanzata-interpretata dall’attrice Charlotte Lebon-e un giovane fotografo, diventeranno di lì a poco i suoi compagni di quella folle avventura che ha come destinazione “La Grande Mela”.
Giunti in città, Philippe comprende di aver bisogno dell’aiuto di una vera e propria squadra, che a mano a mano si forma intorno a lui. La difficoltà-o per meglio dire-la follia della sua impresa-non sta infatti solo nel camminare sospeso nel cielo di New York ma anche nell’allestire tutto il necessario per la “camminata”, prevista tra l’angolo Sud della Torre Nord e l’angolo Nord della Torre Sud, a circa 60 metri di distanza l’uno dall’altro e a 450 metri dal suolo. La mattina del 7 agosto Philippe, dopo un’intera giornata di preparativi, imprevisti e tensione ai massimi livelli, realizza il suo sogno, un “american dream” a tutti gli effetti: passeggia con incredibile disinvoltura più volte da una Torre all’altra, mettendo in atto il più grande spettacolo mai visto. Una vera e propria danza nello spettacolo silenzioso del cielo.
“The Walk”, ricco di elementi che suggeriscono una più efficace visione in 3D, è un film, a nostro giudizio, riuscito a metà, lento in alcuni tratti, che finiscono con il diventare superflui e noiosi: la scena stessa della “traversata”, sebbene momento culmine del film, manca di quel pathos che inevitabilmente ci si aspettava dal regista Premio Oscar (Forrest Gump).
Decisamente troppo lunga la giovinezza parigina di Philippe, cui è dedicata gran parte del primo tempo della pellicola e poco suggestiva in termini di ricostruzione l’ambientazione francese. Se inoltre la prima parte del film ha un’aria surreale, è solo nella seconda parte che trova concretezza, scelta sicuramente funzionale, ma non del tutto riuscita, al delineare il passaggio dal sogno del personaggio alla sua realizzazione. Decisamente infelice la scelta di alternare l’americano e il francese, con le ovvie conseguenze sul doppiaggio. Brillante l’interpretazione di Joseph Gordon Levitt, nel ben strutturato personaggio di Philippe Petit, e di Ben Kingsley, impegnati in un intenso ideale rapporto padre-figlio.
È indubbio che Zemeckis abbia voluto dare, attraverso il racconto della storia di Philippe Petit, un suo personalissimo commiato alle Twin Towers, tragicamente crollate nell’attacco terroristico dell’11 settembre. Loro le grandi protagoniste del film, in tutta la loro maestosità, quella maestosità che faceva apparire irrealizzabile il sogno di Philippe, che metteva soggezione al mondo intero, e che è diventata l’icona prima della caduta e poi dell’immediato rialzarsi e dello spirito di unità degli Stati Uniti. Quel “per sempre” che scandisce al termine del film l’eroico gesto del funambolo francese accompagna infatti le immagini delle Torri, splendidamente illuminate dal sole, permettendoci di ammirarle ancora una volta nella loro bellezza, anche se solo grazie alla straordinaria ricostruzione digitale. Magia del cinema.
Maria Marobbio

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