04/12/2014
Grande successo per la superband a Napoli. Fabi, Gazzè e Silvestri 'padroni della festa'

È stata una vera e propria festa il concerto tenutosi al Palapartenope il 28 novembre scorso. C’era da aspettarselo, visto il successo de “Il padrone della festa”, disco concepito e realizzato a sei mani da Niccolò Fabi, Max Gazzè e Daniele Silvestri, che si esibiscono per quasi tre ore in uno spettacolo unico. Poche manciate di biglietti rimasti invenduti al botteghino, una folla di spettatori che in trapida attesa dell’inizio dello show, intorno alle 21:15 (apprezzatissima la puntualità del trio), andando avanti sino alla mezzanotte. I tre amici e cantautori romani salgono sul palco, ciascuno in compagnia della sua chitarra, sulle note di “Alzo le mani”, prima traccia dell’album, invitando il pubblico a portare le braccia verso l’alto. Un inizio di concerto estremamente intimo: il trio è separato dal resto dei musicisti da uno spartano telo bianco, che li rende unici protagonisti davanti ai loro fan, in una sorta di abbraccio di benvenuto.
C’è chi è venuto per Gazzè, chi per Silvestri, chi per Fabi, chi per tutti e tre, chi spinto semplicemente dalla curiosità dell’esperimento musicale, a nostro avviso, perfettamente riuscito, tanto in studio quanto dal vivo. È un viaggio all’indietro nel tempo, si parte dal progetto condiviso, per esplorare poi il repertorio musicale dei singoli artisti, che interpretano, ciascuno, alcuni dei propri brani più famosi, che vengono arricchiti dall’esperienza personale, dalla condivisione con i compagni di viaggio e dall’impronta caratteristica di ognuno di loro. Via via lo spettacolo si arricchisce di elementi scenografici e della presenza preziosa dei componenti della band che supporta il trio, musicisti straordinari nonché amici, tra cui Roberto Angelini, Josè Ramon Caraballo Armas (che interpreta magistralmente il successo di Santana, Corazon Espinado) e Gianluca Misiti.
Un viaggio ventennale a partire dalle prime serate in cui il trio si esibiva al “Locale” di Roma, davanti a pochi spettatori, come ricordato da Gazzè & co. durante il concerto. Ed è proprio quell’aria di amicizia, complicità scanzonata, passione per la musica, genuinità, che si respira durante la serata, come se tutti questi anni non fossero mai passati, nonostante le carriere e i progetti personali e le vicende, talora dolorose, delle loro vite. Niccolò Fabi con la sua vena intimistica, Max Gazzè con la sua poesia pungente e Daniele Silvestri con la sua ironia tutta romana e l’attenzione al sociale, giocano sul palco come ventenni, passando in rassegna brani storici, con un’energia in crescendo, da Occhi da orientale a Il solito sesso, da È non è ad A bocca chiusa e ancora Il timido ubriaco, Il mio nemico, Costruire, Vento d’estate, Negozio di antiquariato, Testardo (con “sfogo” finale del pubblico su una tipica espressione romanesca), Una musica può fare, Lasciarsi un giorno a Roma, Sornione, Come mi pare(quest’ultima dall’album del trio).
La prima strofa (e ritornello) della dolcissima Mentre dormi di Gazzè è interpretata divinamente da un emozionato Niccolò Fabi e il momento romantico dello show è affidato al grande successo del trio, L’amore non esiste, con annesso coro finale dei fan napoletani. La parte centrale del concerto vede i tre artisti impegnati sul ring: Daniele Silvestri annuncia e commenta lo “scontro” tra Gazzè e Fabi, sulle note di L’avversario, uno “spettacolo eccezionale”, l’occasione per sfidarsi a colpi di frammenti di canzoni: Annina mia si scontra con Rosso, L’uomo più furbo con Dica e con Le cose che abbiamo in comune.
Non solo musica in una serata tutta da ricordare. Impegno umanitario, partecipazione, sensibilizzazione, condivisione di un’esperienza (da cui è nato tra l’altro il brano Life is sweet), quella del viaggio in Africa, accanto all’associazione “Medici con l’Africa – CUAMM”: l’applauso sentito del pubblico scatta immediato alla proiezione di un video che sottolinea l’impegno dei medici per tutte le popolazioni dell’Africa ancora in stato di indigenza.
Altro momento commovente, seppure di diversa matrice, è la proiezione di un filmato in cui l’amico Valerio Mastandrea recita “La preghiera del clown” (tratto da “Il più comico spettacolo del mondo”) di Totò, emblema della vita di chi sale su un palco, nonostante le proprie tristezze e i propri affanni, per regalare momenti di gioia agli spettatori. L’ultima parte del concerto è tutta da ballare con Una musica può fare, Gino e l’alfetta e Sotto casa; la conclusione, su una splendida scenografia raffigurante il sole, è affidata a Il padrone della festa (che chiude anche l’album), riflessione sull’ambiente e sulla necessità di preservarlo per le generazioni future. Gli artisti escono di scena: prima Silvestri, poi Gazzè e infine Fabi, quest’ultimo soprattutto, accompagnato da uno scroscio di applausi che suonano come un commosso abbraccio.
Maria Marobbio

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